Cosa fare se entro in contatto direttamente o indirettamente con un positivo?
In questi giorni sempre più frequentemente abbiamo a che fare con domande del tipo: nella mia azienda c’è un caso positivo, cosa fare, devo chiudere?
Un mio dipendente è entrato in contatto con un positivo, può venire a lavorare?
Ma se questo è asintomatico, cambia qualcosa?
E se sono un contatto di un contatto?
Riepiloghiamo di seguito e schematicamente cosa fare in caso di contatto di/con un positivo.
Innanzitutto diciamo che è necessario avvertire immediatamente il proprio medico di base che valuterà se trattasi di contatto stretto oppure no e la conseguente comunicazione all’Autorità Sanitaria di competenza.
Poi, dobbiamo definire cosa si intende per contatto stretto.
Questo in base a quanto previsto dalla circolare ministeriale 32850 del 12/10/2020 ed i relativi nuovi protocolli da seguire per chi è entrato in contatto prolungato con una persona positiva, cioè per i suoi cosiddetti “contatti stretti” (quelli che spesso in modo colloquiale vengono semplicemente chiamati “contatti”).
Questo in base a quanto previsto dalla circolare ministeriale 32850 del 12/10/2020 ed i relativi nuovi protocolli da seguire per chi è entrato in contatto prolungato con una persona positiva, cioè per i suoi cosiddetti “contatti stretti” (quelli che spesso in modo colloquiale vengono semplicemente chiamati “contatti”).
Contatto Stretto significa un’interazione prolungata – per esempio quella di due persone che vivono insieme – oppure breve ma significativa, come una conversazione di almeno un quarto d’ora senza mascherina o una stretta di mano.
C’è una cosa da tenere a mente, sul concetto di “contatto stretto”.
Si possono considerare “contatti stretti” tutti quelli che rientrano nella definizione del ministero, ma non per tutti scatta l’obbligo di quarantena.
La quarantena obbligatoria inizia di fatto nel momento in cui il nome del contatto stretto viene inserito nei registri della ASL di riferimento: spetta dunque all’autorità sanitaria confermare lo status di contatto stretto, responsabile dell’attività del tracciamento dei contatti dei positivi accertati, oppure – è quello che succede più spesso nei momenti di picco – viene avvertito dallo stesso positivo accertato, e solo di conseguenza avverte il proprio medico di base e l’ASL.
Fatte queste premesse, riepiloghiamo di seguito, utilizzando i colori per far capire graficamente il rischio, le procedure da seguire in base a contatti diretti/indiretti, casi positivi, sintomatici o asintomatici.